Questo simpatico parrocchetto, originario del Sud America, cattura l’interesse di molti allevatori.
Il suo allevamento non rappresenta delle grosse difficoltà, (animale molto robusto e resistente) ma come in tutte le specie ci vuole una certa attenzione.
Volevo illustrare un accorgimento che ho adottato da qualche anno, e trovo che sia efficace.
Ci troviamo di fronte ad una specie che rientra nella CITES, e quindi deve sottostare a tutti quegli obblighi che la legge ci impone (denunce di nascita, cessioni ecc.), già da qualche tempo come allevatori siamo obbligati a dotare i nostri soggetti con un segno di identificazione, quello più facile è l’anellamento, che consiste nel mettere un anello del diametro appropriato in una zampa quando il soggetto è ancora piccolo, così da risultare inamovibile a crescita completata.
Questa specie in natura ama ritrovarsi in colonia, e costruisce dei grossi nidi sugli alberi fatti di rami intrecciati, se si volesse fare in questo modo in cattività, sicuramente sarebbe il metodo migliore,
(foto scattata al parco dei pappagalli di Latisana)
però renderebbe quasi impossibile l’anellamento dei piccoli.
Per ovviare a questo ho messo a disposizione alle coppie delle cassette-nido le cui dimensioni sono all’incirca 30 cm. x 30 cm. di base per un’altezza di 50 cm.
all’interno ho inserito adattandola una cassetta di quelle che vengono adoperate dai fruttivendoli per mettere la frutta e la verdura.
Una volta ultimato l’inserimento, l’interno della cassetta-nido risulta parzialmente rivestita da una specie di griglia.
favorendo così da parte dei parrocchetti l’inserimento di piccoli rami e quindi hanno la possibilità di costruirsi il nido, rispecchiando un po quello che succede in natura, consentendo all’allevatore di poter accedere al nido e poter eventalmente intervenire in caso di bisogno (anellamento, controllo ecc.).
testo e foto di Casagrande Giuseppe.